domenica 28 giugno 2009

Questa frase me l'ha dedicata una grande amica


"Sei parte di cielo che si specchia nel mare,
sei parte di stelle che brillano nella notte,
sei parte del mondo che respira in te..."
Grazie Saby

sabato 20 giugno 2009

Silenzio

Bellisima card scritta a quattro mani da me e da Sabyna, ispirata in un pomeriggio caldo e solitario...

venerdì 5 giugno 2009

La vita è meravigliosa





Il brav'uomo George Bailey vuol togliersi la vita a causa di improvvisi problemi economici. Mentre sta per compiere l'atto disperato, appare il suo angelo custode nelle vesti di un simpatico vecchietto, che gli mostra come sarebbe stato il mondo se non fosse mai nato.
Uno dei capolavori del cinema sentimentale di tutti i tempi, un film che scava nell'anima e fa commuovere i più duri perchè ci insegna o ci ricorda l'importanza della vita di ognuno di noi e il legame che c'è tra la nostra esistenza e quella delle persone che ci stanno accanto.
Ogni vita è legata ad altre vite e se nei momenti di disperazione pensiamo "Vorrei non esser mai nato" come dice il protagonista di questo film, allora bisognerebbe soffermarsi a riflettere per un solo attimo a come sarebbe o sarebbe stata la vita delle persone a cui vogliamo bene se non fossimo mai nati... nel bene o nel male la nostra esistenza influenza le altre.
Un film per riflettere.
Consigliatissimo.

mercoledì 3 giugno 2009

BUIO

BUIO !!!
athena il Ven 14 Nov 2008, 19:44


Buio, buio della notte, nella gola. Nelle mani che stringono la maniglia, negli occhi che devono dischiudersi ad una diversa realtà, la camera ancora immersa nel sonno, contorni appena appena distinguibili prendono forma…. Sedia, armadio, scrivania familiari oggetti di sempre. Aria, aria calda che avvolge, respiro di altri respiri, aria gravida di sogni sognati da altri, di borbottii sommessi e incomprensibili emessi da ignoti sognatori, aria viziata come sua madre la chiamava da sempre spalancando le finestre la domenica mattina. Si, forse viziata, ma di umori, viziata e cullata da menti addormentate, le stesse nelle quali vorrebbe poter penetrare anche solo per dar pace. Letti, letti a “castello” come treni fermi in attesa di sonnolenti passeggeri tendono braccia aperte a fagotti incappucciati in calde coperte, corpi immersi nel sonno quel rassicurante sonno ancora profondo che tiene lontane le paure, i silenzi, i dolori. Non vede i loro corpi ancora nascosti dal buio ma sente i loro respiri, caldi tranquilli, sbuffante quello di Marco; capelli ricciuti poco più che adolescente poco più piccolo di lei, sopracciglia folte occhi neri labbra sottili sembra un uomo travestito da bambino. Sotto di lui Paolo… il suo Paolo; ansia, ansia che le cresce nel petto come un tumulto di cavalloni impazziti, ansia e paura, paura di farsi scoprire lì in piedi a osservare, ansia per la vergogna che sentirebbe se lui si voltasse di scatto e la sorprendesse spogliata della sua sicurezza di sempre, della sua spavalderia di sorella minore, spogliata dell’armatura di indifferenza di cui si veste ogni giorno per non essere soffocata dai sentimenti. Ora vorrebbe che i suoi occhi fossero quelli di un gatto per poter distinguere perfettamente l’indistinta forma che sta fissando:Paolo. Anche il suo corpo allungato sul letto avvolto nel suo caldo torpore, immerso dentro se stesso è ancora indistinto ma lei lo vede ugualmente tanto bene lo conosce. Il suo cuore rallenta, ora vede meglio…si è abituata alle ombre, anche Paolo ha capelli ricci ma il suo non è il riccio folto e crespo di suo fratello Marco i suoi capelli sono morbidi e biondi, piccoli boccoli sovente tranciati da un impavido e sadico barbiere, morbidi come la lanuginosa breve barbetta che come un’ombra macchia il suo viso da bambino monello le cui labbra si schiudono in perenne sorriso come a giustifica e perdono di un mondo alla deriva. Occhi grigi, quante volte induriti dalla rabbia, lei li ha sperimentati spesso e altrettanto spesso li ha visti sorridere, quante volte in quello sguardo ha cercato appoggio e approvazione, quante volte ha sfidato quello stesso sguardo con rabbia e ostinazione anche solo per ripicca, quante volte in quello sguardo ha cercato la boa di salvataggio a cui aggrapparsi per non essere soffocata dalla sua pochezza. Un gesto, una parola di suo fratello e la sua autostima sarebbe salita alle stelle, lei perennemente a disagio, lei da sempre fuori posto ovunque e comunque aspettava quello sguardo anche solo per sentirsi viva. Ora il suo viso dolce è quello che ama da sempre; Paolo il suo emulo, il fratello amato al di la di qualsiasi persona, il fratello copiato, ammirato e persino odiato è li davanti a lei addormentato e vulnerabile. Laura, diciotto anni appena compiuti era cresciuta all’ombra di quel suo fratello tanto più grande di lei, nove anni le sembravano un valico insormontabile, Paolo che gia combatteva battaglie giovanili quando lei cominciava appena a guardarsi intorno, Paolo che la portava in vespa e si stufava davanti ai suoi occhi sgranati per lo stupore, Paolo che le insegnava a leggere libri “importanti”, Paolo che la guidava con coerenza e paterna condiscendenza verso il suo primo voto politico, Paolo che sostituiva quasi totalmente un padre morto tanto giovane da lasciare un vuoto e qualche foto che Laura aveva consumato a furia di guardare finendo per ricordarlo solo “foto tessera”, Paolo che non gridava mai i cui gesti pacati e il tono tranquillo facevano più male di mille ceffoni era riuscito quella volta a farle prendere addirittura una sufficienza in matematica solo parlandole. Quanti importanti discorsi faceva con lui, Laura cercava sempre di coglierlo in fallo solo per dimostrargli che era lei la più intelligente per poi meritarsi quel sorriso dolce, quella frase che l’avrebbe fatta sentire una stella, quello sguardo tante volte inseguito e poi rifiutato che la approvava e la inseriva a pieno merito nel mondo di adulti di suo fratello, quanti pomeriggi passati in reverenziale silenzio ad ascoltare le interminabili discussioni che lui faceva con i suoi amici e “compagni” cercando di imparare a crescere per raggiunge il suo Paolo e dimostrargli che era degna del suo affetto e del suo interesse. Ora Laura era li impalata accanto al suo letto, vestita e truccata, impeccabile nella perfezione dei piccoli particolari pronta per andare a lavoro, un lavoro da diciottenne, un lavoro part-time da baby-sitter ma che la dava la sensazione di essere utile alla sua famiglia per quel poco che guadagnava, un lavoro che le dava la sensazione anche solo in apparenza di vivere da adulta coerente, Laura non amava studiare, a differenza di Paolo che si era diplomato a pieni voti e che solo per problemi economici aveva rinunciato all’università lei non aveva neanche terminato gli studi accrescendo in questo modo il disagio interiore e il senso di inadeguatezza che da sempre la tormentava. Laura non avrebbe mai potuto spiegare ad alcuno ne tanto meno a se stessa perché cercava continuamente il confronto con Paolo, percfè continuava imperterrita a chiedersi cosa avrebbe fatto suo fratello, cosa avrebbe pensato come avrebbe reagito in questo o quel frangente, tanto più che lei finiva sempre per fare l’esatto contrario di ciò che lui avrebbe fatto sbagliato o giusto che fosse per poi correre da Paolo riferirglielo e magari arrabbiarsi nel constatare ciò che ben sapeva: paolo avrebbe fatto meglio. Altalena di sentimenti, amore-odio, simbiosi o distacco che fosse il loro legame era più forte di qualsiasi altro. Laura combatteva ogni giorno una strenua battaglia contro se stessa il cui fine era somigliare a Paolo e vedere quella scherzosa, affettuosa derisione nei suoi dolci occhi da gatto la feriva come una tremenda mazzata ben sapendo forse inconsciamente che solo l’immenso amore di lui per la “sorellina” poteva spingerlo a quel comportamento. Ora è lì e il tempo sta volando, la luce del giorno gia invade la camera filtrando attraverso le imposte socchiuse, cercando di mordere la notte e il suo tepore per portare alla realtà e abbacinare con la sua crudezza, piccoli rumori di una vita che si sveglia stanno irrompendo nel silenzio della camera e Laura decide che è arrivato il momento. Basta lacrime, quelle involontarie spontanee lacrime che le sciolgono il trucco e le gonfiano gli occhi, basta timori e paure: un ultimo bacio e quando Paolo tornerà per le prossime vacanze lei lo stringerà forte, lo guarderà finalmente negli occhi e gli dirà quanto le sono mancate le loro chiacchierate, senza difendersi, senza farsi scudo di quell’inutile orgoglio che da sempre avvelenava i loro rapporti gli dirà che gli vuole bene, accettando senza remore il suo affetto. Un ultimo silenzioso bacio poggiato sulla sua guancia, un bacio che non avrebbe avuto il coraggio di dargli di li a tre ore quando fossero stati alla stazione e Paolo l’avrebbe guardata negli occhi, un bacio che sarebbe stato sostituito dalla vergogna di sembrare troppo sdolcinata, un bacio rimasto in sospeso per troppo tempo murato dietro l’orgoglio, ma l’affetto non ha remore e timori: Laura si china silenziosa, le sue labbra poggiano leggere come nuvole sulla sua morbida barba scompigliata e lasciano il suggello di un sentimento puro, forte e incondizionato che l’avrebbe gratificata per sempre. Si, Paolo sarebbe tornato e sua sorella disarmata gli avrebbe chiesto di insegnarle a crescere.



Rovereto 15 dicembre ’04
Monica

Un "Racconto" scritto da Monica mia cognata, nel lontano 2004, lontano solo nel tempo ma vicino ancora nel cuore !